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REBUS IN FABULA

  • Immagine del redattore: Manuela Gandini
    Manuela Gandini
  • 29 dic 2021
  • Tempo di lettura: 1 min

di Manuela Gandini


“C’è uno spazio bianco: il campo di battaglia sul quale Michelangelo – (Fluxer di seconda generazione) – deposita tracce, ricordi, indizi di un grande sogno a occhi aperti. Particolari trascurabili del quotidiano sfumano – sulle sue tele – dislocati con una logica enigmatica, come rebus giganti. Matita, biro e tempera formano la dualità dell’opera creando ambiguità. Una strada suburbana si snoda sulla tela, c’è la traccia di un bicchiere e il profilo di un’ombra inquieta. La casa, sempre presente e sempre assente, è l’evocazione di una domesticità inarrivabile. Una sedia. La noia. La lentezza del tempo uguale a se stesso è risucchiata dal biancore della tela. La quotidianità si trasfigura nella visionarietà dell’arte. Le opere aprono paesaggi mentali da scoprire lentamente. Per capirne il percorso ci si pone come davanti a una scacchiera. E comincia la partita. Eppure il gesto è veloce, illuminato da un lampo. È un gesto jazz che risente degli echi di musicisti, poeti, artisti, avventori e amici che Michelangelo ha amato e coltivato nel proprio fare. Il legame con la politica e l’economia allaccia l’intima visione di impalpabili presenze al contesto della cronaca contemporanea. Ma l’opera non è solo l’insieme delle tensioni che “accadono” nella tela.

Quelle stesse tensioni si manifestano nella performance che ricrea, al contempo, magistralmente ambiti privati e scene della vita pubblica. Forza e presenza fermano l’azione nel momento del suo accadere. Metafore e allegorie s’impongono proprio sullo spazio bianco. E lo spazio bianco è l’immensa tela della vita."

 
 
 

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